Sono un po’ di giorni che assisto, basito e stordito, alle
scenette del nostro governo.
Cerco di informarmi, guardando trasmissioni che (più o meno)
sono di critica e di analisi.
Piazza pulita, con De Gregorio… Report, con l’analisi dei
ministri del Governo Letta.
B con i suoi mal di pancia seguito, pedissequamente da
innumerevoli mister linguetta. Emeriti mister “nessuno” messi li da un
facoltoso anziano. E per questo legati a lui a doppio filo.
Ma non di questo voglio scrivere.
L’Italia inserita (per ora) nel G8 dovrebbe essere un paese
modello, all’avanguardia, pronto a dare nel mondo esempio. Si, ok. Magari lo
da, ma non quello di cui parlavo.
Parlavo del fatto che migliaia di immigrati vengono da noi
sperando in un paese più equo, giusto e a misura di uomo e di famiglia.
Ma in realtà, di quanto siamo lontani da una realtà più equa
e più giusta?
Forse così lontani che molti non riescono nemmeno ad
immaginarla. A volte, investito dai problemi di una realtà pesante e fastidiosa
come la nostra, faccio fatica anche io.
Ad esempio: Equità.
Cosa significa? Che tutti pagano uguale o che chi ha di più
paga (commisurato all’oggetto del “pagare”) un po’ di più? Non parlo dei
prodotti a supermercato (li c’è il fantomatico “Mercato” che detta i prezzi
delle cose).
Parlo di tasse, sanzioni e (alcuni) servizi che nel privato
sono GIA’ differenziati per fascie di reddito.
Il fatto di dire che tutti pagano uguale è come sdoganare
differenze e classi.
Di fatto, ad un nulla tenente, che ha perso, il lavoro 100 €
pesano molto di più che ad un ricco benestante che all’anno dichiara decine di
migliaia di euro (volendo ammettere una dichiarazione onesta). E vale sia per
alcuni servizi che per alcune sanzioni.
In questo senso, il pagamento colmerebbe il gap delle
differenze.
E, a mio avviso, sarebbe più “uguale”.
Stimolato da un amico ho pensato: ma perché un disoccupato
deve pagare i servizi come una persona con un buon reddito? Se uno non ha
un’entrata, non ha più diritto a spostarsi con i mezzi pubblici? A fruire della
possibilità di comunicare? Ad avere un tetto sopra la testa? A mangiare? A
bere?
Oppure, come l’esempio di Report di ieri sera… Quando faccio
una multa per eccesso di velocità in un centro abitato, cosa faccio, come
Governo? Cosa punisco?
Come è logico, si punisce l’atto potenzialmente molto
pericoloso ed il potenziale danno alla società. Il centro di una città non è
“Le Mans” e non è un caso che un bambino o un passante attraversino la strada.
Ma quanto incide una multa di 100 € a un disoccupato
rispetto a un benestante? Quanto sono quelli che “possono”, che insieme alla
macchina si “comprano” anche la possibilità di fare quel cazzo che gli pare?
Ricordo di un “Onorevole” che dagli schermi fini per un bel pezzo sugli scranni
del parlamento e con la sua macchina sportiva inanellava infrazioni del codice
stradale in rapida successione. Per poi dire “tanto pago!.
Credo nelle utopie? Non direi. Altri paesi già lo fanno. E
se non tutto ciò che ho detto, sono su quella strada di innovazione sociale,
verso la direzione di quegli obiettivi.
E si può fare meglio. Li un individuo che si piglia una
multa, fermato dagli agenti (in
tempo reale) riceve una multa commisurata al suo reddito dichiarato. Di il peso
della sanzione è commisurato al reddito del sanzionato, ma non per punire il
fatto che sia ricco. Ma per togliere il vantaggio illecito di potersene fregare
della legge (di cui, molto spesso da noi, lui è uno dei promotori).
Noi mettiamo l’IMU (che colpisce tutti, uguale) e poi la
togliamo per mettere un’altra tassa che colpisce anche chi la casa di proprietà
non ce l’ha.
Noi aumentiamo l’IVA.
Noi aumentiamo la benzina (i carburanti per trazione). E
avendo impostato un sistema di lavoro basato anche sullo spostamento e non
investendo sui mezzi di trasporto delle persone, bastoniamo il ceto più
fragile.
Ed è così da quando ho memoria.
E, da quando ho memoria, vedo le cose buone fatte in questo
paese, da singoli individui che quasi (molto spesso) si slegano dal contesto e
vengono “cavalcati” da politici incapaci di fare quello per cui sono lautamente
(giusto o sbagliato che sia, è così) pagati.
La nostra classe politica è triste, incapace, legata a idee
vecchie (e non per l’età, ma per la cultura, scarsissima) e con uno sguardo sul
futuro di una talpa finita sotto a un Tir.
E mentre noi ci perdiamo in cazzate di poco coraggio (sai
mai, perdo la poltrona prima di avere il vitalizio… meglio essere di “basso
profilo) o, in casi peggiori, di una incompetenza tale che in qualsiasi
“azienda” votata al profitto si sarebbe defenestrati in tempo reale, il resto
del mondo se ne va, relegandoci nel posto di “ultimi” e sfigati.
A me non frega nulla, se i politici si abbassano gli
emolumenti e si tolgono i privilegi.
Sono nella stanza dei bottoni. Hanno GIURATO di servire lo
stato ed il popolo ITALIANO. Per quanto siano atti formali e rituali di cui ci
si dimentica in fretta, lo hanno fatto emagari pure con un atteggiamento fra il commosso e il rispettoso.
E non discuto nemmeno che non dovrebbero farsi i cazzi loro
(interessi economici in primis), perché questo per una mente logica e normale,
sarebbe fuori discussione, ma dovrebbero essere l’espressione di ciò che di
meglio la società e la cultura Italiana esprime.
E’ una tristezza profonda pensare che, molto probabilmente,
è così.
Dovrebbero essere quelli (se non proprio artefici) pronti a
raccogliere le buone idee e le sfide e votati a migliorare la vita della gente
che rappresentano.
Se non fossimo in una situazione crisi che fa si che lo
stipendio di un Parlamentare (ma mica solo di loro, ci sono fior di manager statali
o di magistrati o giudici che prendono tanto quanto) urla ingiustizia rispetto
a quello della maggior parte della popolazione e facessero quello per cui sono
li, non mi scandalizzerei così tanto.
Quello che mi urta il sistema nervoso e mi porta a pensare,
20 ore al giorno, di trovarmi un altro paese dove fare le mie cose e
invecchiare è altro.
E’ la loro assoluta nullità realizzativa e innovativa.
E’ la
loro incapacità politica.
E’ l’assoluta mancanza di una visione del futuro.
Una immobilità mentale e operativa che molte volte è
doppiamente colpevole: non solo perché c’è incapacità, ma anche (spesso) perché
c’è dolo e interessi illegali privati (a volte pure certificato da
sentenze!!!).
La crisi, alibi sotto cui nascondere la necessità di sacrifici
per tutti (e non imposti SOLO ad una parte della popolazione), poteva essere
una meravigliosa occasione per provare ad aprire le finestre e cambiare
radicalmente in senso equo uno stato che dopo le grandi guerre non ha saputo
ancora trovare una direzione “moderna”, davvero equa, sostenibile e socialmente
attenta.
Dove cambiare la cultura di tutti gli italiani, liberandosi
da schizzi di razzisti e intolleranza, da comportamenti imperniati su una falsa
furbizia e malcostume, basata solo sul profitto e sulla realizzazione a scapito
del prossimo. Forse si sarebbe potuto mettere davvero su un angolo la malavita
organizzata, dando risposte reali a chi a bisogno e non demandando chi è sul
territorio (e a volte, appunto, anche chi lo fa ma è al di fuori della
legalità).
E non è utopia. E’ coraggio, senso del futuro e della
realtà.
In questo senso mi sarà veramente difficile votare.
Del meno peggio mi sono davvero rotto i coglioni.