martedì 27 marzo 2012

Essere o avere?

Poche risposte alla prima. Tutte più o meno private.
Mi sa che ci vorrà tempo e coraggio a intervenire.
Cos'era?


Era una domandina, una storiella, sull’essere e sull’avere.
Sul fatto che possiate ogni giorno spendere 5 minuti del Vostro tempo a vedere la Vostra meravigliosa unicità di persone. A guardarvi dentro. 
Perché se "siete", ciò che avete o che non avete non conta più un cazzo.
Certo, ci sono le necessità di ogni giorno, alle quali bisogna far fronte. 
Ma siete solo quello? Delle 24 del giorno quante ne spendete per pensare a come piacere a voi stessi?
E quanto per fare cose che vi migliorino come persona?
Se lo fate ne sono felice.
Dopo 15 anni di indottrinamento populista sul fatto che se compri e fai girare l’economia sei una persona responsabile e degna (… ricordate? La borsetta gialla…), sui modelli di vita che ci sono stati proposti e  subdolamente propagandati credo che sia il momento di fermarsi e buttare via tutta questa sporcizia. 
Relazioni vere. 
Cose essenziali. 
E lavoro per migliorare noi stessi. Per me il resto è fuffa. 
Non posso credere che la vita sia solo rincorrere questi fasi miti. E voi?

Se volete, amici, a voce vi dico cosa avrei risposto io. 
Perchè non c'era risposta giusta o sbagliata. C'era solo la Vostra. 
Buona giornata. 


domenica 25 marzo 2012

Metti che....


Metti la tua vita. 
Fatta di vittorie e di sconfitte. 
Fatta di fatiche e allegria.
Fatta di lacrime e tristezza. 
Di tutti gli infiniti legami che sei riuscito a stabilire e da cui hai preso qualcosa. Amicizie, amore.
Di tutti i chilometri fatti. 
Di tutti gli sguardi incrociati.
E di quello che hai. La maglietta o il pantalone che ti piace di più e che più di altri dice chi sei. La casa, con dentro cose che rispecchiano il tuo gusto.
Di ciò che hai detto, per cui hai creduto, per cui hai combattuto. 
E (perché no?) per cui, a volte, hai subito ferite.
Giorno dopo giorno fai, parli, lavori, giochi, ridi, mangi…..
La ricordi bene? Se ci pensi ricordi bene i singoli passaggi, ci scommetto.
E ogni notte (quasi) torni a casa. Stanco. Mangi un boccone. Ti rilassi, tv, libri… pc.
Poi doccia. E letto. Forse un bacio al compagno. Se c’è.

Metti che ti addormenti. 



E quando ti svegli, sei dentro una stanza di ospedale dove le facce dei tuoi parenti ti guardano sorridenti e pieni di gratitudine. Noti subito che non c’è, fra loro la faccia del tuo compagno/a. E chiedi...
Cerchi di capire. Chiedi. Tutti ti trattano con tatto e delicatezza, quasi fossi merce delicata, che può andare in frantumi in un attimo. 

Sei stato in coma. Cinque anni.
Cosa??? Coma?????? Io?
Vuoi solo tornare a casa. Devi capire.
E così ti ritrovi nella cameretta nella casa dei tuoi genitori. Accudito e seguito come un minore appena arrivato all’età della coscienza.
Allora chiedi ancora… Voglio andare a casa mia. La mia vita, il mio lavoro… il mio compagno di vita… le mie cose.
Ma, pieni di sincero amore ed il cerca di una comprensione, i tuoi parenti ti guardano increduli, non sapendo di cosa stai parlando. Di che vita parli? Eri in coma, immobile, in una stanza di ospedale. Per cinque anni.
E quando ti guardi intorno vedi che la tua realtà, vera fino a ieri, oggi non esiste.

Che fai?

mercoledì 21 marzo 2012

...inizio.

Ciao.
Si comincia. Provo a scrivere ciò che penso, solo quando penso abbia senso farlo. Spero di essere stimolante a volte. E altre provocatorio, se non proprio stronzo. Ho bisogno di dialogo. Di risposte e di domande non mie. Di gente che abbia voglia di dire.
Su cosa... vedremo.
A presto, intanto.